domenica 21 dicembre 2014

Cineforum: storia, film e riflessioni

C'è chi la catena di montaggio l'ha vissuta, chi racconta per esperienza personale l'epoca degli scontri di piazza, chi è nostalgico di un tempo in cui "eravamo abituati alla libertà intellettuale". E' vasto e composito l'uditorio del Cineforum organizzato dall'Università della terza età "Ovidio Gallo" di Canosa di Puglia, con frequenza settimanale.
Il corso, tenuto dalle docenti Serafina Azzollini, Sabina Barbarossa e Anna Catalano, è stato inaugurato con la proiezione di due capolavori di Chaplin: Tempi moderni e La febbre dell'oro. E' seguito un dibattito che ha spaziato piacevolmente su vari fronti: si è riflettuto sull'origine di espressioni quali cottimo e stacanovismo, la catena di montaggio è stata paragonata ai call center, ci si è interessati alle nuove schiavitù, concludendo con un messaggio di speranza e con il richiamo del Papa al rispetto della dignità umana a tutti i livelli.
Il programma del cineforum prevede, dopo una fase relativa alla storia del mezzo di espressione (dal muto alla filmografia contemporanea), un excursus sui filoni che hanno reso celebre la nostra industria cinematografica nel mondo, dai telefoni bianchi al neorealismo, dalla commedia all'italiana al cinema d'autore. Infine è prevista una carrellata su alcuni generi quali il poliziesco, il musical, la commedia, ecc. Di volta in volta il programma viene concordato con i corsisti per non perdere di vista l'attualità.
Il cineforum è un pretesto per rivedere film che in momenti diversi della vita trasmettono messaggi sempre differenti, o per guardare per una prima volta pellicole che ormai fanno parte dell'immaginario collettivo e della cultura comune.
Il percorso è uno dei tanti voluti dal presidente dell'Università della terza età, il dottor Sabino Trotta e si svolge presso i locali della scuola primaria Enzo De Muro Lomanto, grazie alla disponibilità della dirigente scolastica, dottoressa Nadia Landolfi. 

Anna Catalano

Cinema

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Charlie Chaplin e Jackie Coogan nel film Il monello, uscito nel 1921, lo stesso anno in cui il critico Ricciotto Canudo definì il cinema come "settima arte".
Uno spezzone della pellicola cinematografica.
Il cinema è un'arte performativa dello spettacolo basata sull'illusione ottica di un'immagine in movimento. In italiano viene comunemente soprannominata anche la "settima arte", secondo la definizione coniata dal critico Ricciotto Canudo nel 1921[1], quando pubblicò il manifesto La nascita della settima arte (anche se una prima volta, esattamente dieci anni prima, nel 1911, l'aveva considerata come la "sesta arte"[2]) in cui previde che il cinema avrebbe unito in sintesi l'estensione dello spazio e la dimensione del tempo: le arti plastiche con la musica e la danza, configurandosi come "nuovo mezzo di espressione", "officina delle immagini" e "scrittura di luce". Però le Muse, divinità associate alle arti e alle scienze e inserite nel grande concetto di Arte come il Tutto, cioè la "conoscenza del divino", sono un totale di nove, quindi il cinema sarebbe in realtà la decima arte, mentre le arti figurative (pittura, scultura, disegno, ma anche la fotografia), non presenti nella catalogazione greca, si inserirebbero all'undicesimo posto. Naturalmente, tutto questo senza tenere in considerazione la cronologia, ma la vicinanza maggiore alle arti classiche: ad esempio, il cinema è l'arte più vicina a quelle scelte dai greci; deriva, infatti, dalla comicità e dalla tragedia, cioè dal teatro.

giovedì 11 dicembre 2014

Convocazione del consiglio di amministrazione


http://utecanosadipuglia.blogspot.it/

Università della Terza Età          
Sez. “Prof. Ovidio Gallo”
Presso "Oasi Arc. Minerva"
Via Muzio Scevola 20
Canosa di Puglia

Il consiglio di presidenza è convocato giovedì 18 dicembre 2014 alle ore 19,00 presso l’Oasi “Minerva” per discutere il seguente ordine del giorno:

Lettura del verbale della seduta precedente: approvazione
Esame delle possibilità di realizzazione del labaro associativo
Esame della bozza di regolamento per assegnazione della borsa di studio per la tesi di laurea su Canosa
Costituzione comitato per la realizzazione di un contributo per la  Caritas
Varie ed eventuali

 Si prega vivamente di essere presenti e partecipare.

Cordiali saluti

Il Presidente                                                                      
      Dr. Sabino Trotta


Canosa di P.  7/12/2014

martedì 2 dicembre 2014

Incontro: "I più grandi pittori di Puglia dal medioevo ad oggi" - Franco Specchio

Questo è il link al documento della presentazione:

PITTORI DI PUGLIA


Francesco Specchio

Laureato in Conservazione dei Beni Culturali presso l'Università degli Studi "Suor Orsola Benincasa" di Napoli con una tesi in Storia del restauro intitolata a "Canosa la cattedrale di San Sabino. Conservazione e restauro".
Successivamente, ha curato la sua formazione professionale, conseguendo un master in nuove tecnologie per la valorizzazione del patrimonio culturale museale e collaborando a progetti in qualità di incaricato sugli usi turistici del fiume Ofanto sul riordino delle Leggi dall'Unità d'Italia ai primi del 900 (entrambi organizzati dal Comune di Canosa) o il progetto di digitalizzazione di manoscritti e libri di interesse storico presso la Biblioteca Comunale "Giovanni Bovio" di Trani per conto della Copat (Torino).
Attualmente è presidente dell'associazione di promozione turistica Archeo 2. 0, ente incaricato di realizzare il progetto "Tag archeo" finanziato dalla Regione Puglia (Bando "Principi attivi 2012") che prevede una fruizione innovativa di alcuni siti archeologici di canosa attraverso l'utilizzo di codici QR o la visualizzazione di virtual tour o di rilievi laser scanner (l'attività sarà svolta in partnership con la società Archimeter srl).
Inoltre svolge l'incarico di guida turistica come collaboratore esterno della Dromos e fa parte della shortlist di consulenti esperti presso il Gal Murgia più.
Ha poi realizzato quattro pubblicazioni, per i volumi "Canosa Ricerche storiche" curati dalla professoressa Eliana Bertoldi Lenoci:
I restauri alla cattedrale di San Sabino di Canosa nella storia del restauro italiano
Il museo oggi nell'ottica della cooperazione territoriale ed educativa
Una nuova vita la ferrovia Barletta Spinazzola
Chiese e devozioni a canosa è nel suo agro
Inoltre scrive articoli per il Boemondo e per "Tu in Daunios"
È socio della Fondazione archeologica canosina.


martedì 25 novembre 2014

Incontro: Il Milite Ignoto, simbolo di una tragedia: la Grande Guerra - Agata Pinnelli


La grande guerra
Non solo il 25 novembre.



L’ UTE (Università della terza età), con la sua apertura ad ogni forma di cultura e bisogno sociale, ha risposto con piena adesione alla iniziativa “Settimana del Benessere” promossa dalla provincia BAT (Barletta-Andria-Trani), Assessorato alle Politiche Sociali per la Famiglia e Pari Opportunità.                                                                                           
Infatti ha ospitato due conferenze sul dramma delle violenze che si consumano all’ interno delle pareti domestiche, violenze che fanno fatica ad avere voce, ad avere credibilità, ad avere giustizia, perché le stesse vittime minimizzano, sottovalutano, tentano di giustificarle per paura, per vergogna, per un senso di colpa o perché rifiutano di credere all‘intenzionalità delle azioni violente da parte di persone con cui hanno stabilito relazioni affettive.
A ciò si aggiunge il substrato storico culturale della nostra società che continua a calpestare e a non garantire concretamente i diritti alle donne, ormai dichiarati su tutte le Costituzioni nazionali ed internazionali.
La psicologa, dottoressa Titti Minerva ha conversato, interagito efficacemente con un vasto pubblico illustrando prima di tutto l ‘incidenza del “Benessere psicologico” nella promozione della personalità come individuo e come essere sociale, dalla autorealizzazione di se’ all‘autostima, allo stare bene con se stesso e di conseguenza capace di stabilire solide e valide relazioni con gli altri nel rispetto della dignità ed integralità della propria e altrui persona. 
La relatrice opera con fervore in un centro antiviolenza apertosi a Canosa, sempre attivo ,sotto forma di volontariato, insieme alla avvocata Annalisa Iacobone e l’assistente sociale dottoressa  Mirella Malcangi, proprio per affermare con convinzione che “ogni donna - come recita la brochure di tale servizio - ha il diritto di non essere maltrattata, di lasciare un ambiente violento, di essere libera dalla paura” e di non pensare di essere responsabile della situazione, che sia  giustificabile chi commette abusi, di  essere sola in questo tunnel da cui non si intravede nessuna via di uscita. Invece si può fare la scelta coraggiosa di dire: “No, non sono scivolata nella doccia” e chiedere aiuto per proteggere se stessa e i propri figli dalla violenza; è un diritto inalienabile che si deve esercitare per poter salvaguardare la dignità umana della persona al di là del genere e dell’età.
Questi centri sono uno strumento funzionale perché la perizia del personale, tutta al femminile secondo un principio di “donna ascolta donna “, fa sentire la vittima al sicuro, compresa e quindi più propensa ad iniziare il processo di ammissione e del successivo cammino di liberazione.
La psicologa Titti Minerva e l’avvocata Annalisa Iacobone hanno comunicato che qualcosa sta cambiando, anche se lentamente, soprattutto grazie alle sollecitazioni continue, che l‘Europa e gli Organismi Internazionali hanno rivolto da tempo agli stati membri e l‘Italia in particolare, ad adottare e ratificare le proposte e le convenzioni prodotte in tema di violenza contro le donne.
Infatti nel contesto di una società patriarcale come la nostra, la violenza domestica non è sempre percepita come un crimine, dove le vittime in gran parte dipendono economicamente dagli autori della violenza e dove persiste la percezione che le risposte dello Stato non saranno appropriate o utili, ne consegue che la maggior parte di questi episodi di violenza non viene denunciata.
Rashida Manjo, relatrice speciale delle Nazioni Unite per la lotta contro la violenza sulle donne, nel rapporto presentato dice che “le donne soggette a continue violenze, costantemente discriminate è come se vivessero nel braccio della morte con la paura di essere giustiziate “. E continua dicendo che “i vari femminicidi, pur nella loro diversità, sono sempre accomunati dalla violenza pregressa subita nell‘ambito domestico, e questi crimini estremi sono crimini di Stato tollerati dalle pubbliche istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita e la libertà delle donne”.
Anche la scrittrice Dacia Maraini, che da anni si occupa con ostinazione di questo dramma ha sempre sottolineato che il femminicidio in Italia è solo la punta di un icerberg che nasconde una montagna di soprusi e dolore che si chiama violenza domestica. Dietro le persiane chiuse delle case si nasconde una sofferenza silenziosa, di cui non conviene parlare. Rimaniamo esterrefatti di fronte ai gesti estremi, come se fosse un qualcosa di inaspettato, di non senso, ma invece tutto il vicinato aveva previsto, ma nessuno ha mosso un dito perché “ognuno a casa sua fa come gli pare”; diventano casi giudizari che vengono liquidati come inevitabili conseguenze di un “improvviso raptus di follia” e invece sono la coerente conclusione di violenze durate a volte un’intera vita; sono sentenze eseguite davanti agli occhi di una società incapace di riconoscere questo dramma antico, “una platea che ha perso la forza di indignarsi – come afferma Serena Dandini   nel suo libro Ferite a morte – quando le storie con le protagoniste più giovani e piacenti sono trasformate nei programmi di approfondimento giornalistico”. 
L’ avvocata Annalisa Iacobone membro del Movimento Internazionale Antistalking, Antipedofilia e Pari Opportunità, in un successivo incontro, ha trattato con competenza giuridica, nonché esperienziale, come operatrice nel centro antiviolenza di Canosa, il tema del reato di Atti Persecutori nelle relazioni di intimità. (Stalking).
Ha introdotto la conferenza con un video sul primo processo per stupro del 1979, in cui non il colpevole era sotto processo, ma la vittima, depauperata della sua dignità con le allusioni denigratorie sulle concause di corresponsabilità nella determinazione del reato. Nonostante le difficoltà, fu il primo processo che condannò lo stupro in quanto la violenza non è mai giustificabile. Le leggi sulla violenza di genere da allora sono cambiate, ma c’è ancora molto da fare. Nel 2009 è stata introdotta nel nostro ordinamento, con notevole ritardo rispetto agli altri ordinamenti europei, una nuova fattispecie di reato, finalizzata a far venir meno la pericolosa condotta persecutoria nei confronti soprattutto delle donne. E’ il reato di stalking, ora previsto dall’ art. 612 bis del codice penale. Esso consiste in alcuni comportamenti come telefonate, sms, email, visita a sorpresa e perfino l ‘invio di fiori o regali, che prolungati nel tempo, possono generare nella persona che ne è oggetto uno stato di ansia, di insicurezza, al punto da indurla nel sospetto che ci sia un pericolo non solo per la propria incolumità, ma anche del familiare a lei più vicino.
Questo avviene perché in genere lo stalker è un fidanzato, o un ex marito precedentemente abbandonato, che non si rassegna alla fine di una storia, o un ammiratore le cui attenzioni non sono richieste o sono giudicate eccessive. Si tratta di soggetti la cui vicinanza o insistenza non è gradita alla donna che ne è oggetto. La relatrice ha chiarito che di per se’ non sono gli atti a costituire reato: la singola email o telefonata o sms non può essere considerata in alcun modo un gesto persecutorio; è la ripetizione nel tempo contro la volontà della vittima a segnare il confine tra condotta lecita e illecita. 
Prima del 2009 che venisse introdotto il “reato” le molestie, la violenza privata, ingiurie, minacce, percosse, lesioni erano questioni trattate dal Giudice di Pace, a cui non era collegabile giuridicamente il responso punitivo, quindi la situazione si concludeva con un paternale giudizio di paziente tolleranza e di stimolo ad un impegno formale di cambiamento. Le punizioni potevano soltanto applicarsi al maltrattamento in famiglia escludendo tutti gli altri. Secondo l’Osservatorio nazionale i dati sullo stalking nel nostro paese non sono certi, ma l’unica cosa sicura è che i casi denunciati sono molto di meno dei casi effettivi, in quanto, come sempre avviene nei casi di violenza e di abuso, le vittime tendono a non denunciare i propri aguzzini per paura di affrontare quella che viene definita la seconda vittimizzazione: durante il processo la donna rivive la violenza. Ecco perché la denuncia comporta un approccio, un’assistenza multidisciplinare prima durante e dopo il processo, affinché la donna possa riprendersi la propria vita, la libertà di autodeterminarsi, libera da qualsiasi ossessione di paura, di insicurezza che la portino a subire le azioni degli altri. Ed è proprio questa assistenza multidisciplinare da quella psicologica, sociale, sanitaria a quella giuridica ed anche economica nelle situazioni di indigenza che le associazioni e i centri antiviolenza offrono alle vittime incoraggiandole a riprendersi il gusto di forgiare e rimodulare la propria esistenza con il proprio cuore e la propria intelligenza.
Perciò in un contesto in cui le donne sono le vittime, allora “anche gli uomini – come afferma Serena Dandini - non vanno abbandonati a una cultura che li vuole dominatori, violenti ossessionati dal possesso, andrebbero aiutati a trovare altre strade per gestire la rabbia e il dolore. Si è tutti figli di un analfabetismo emotivo e sentimentale che considera la prevaricazione e la violenza come aspetti possibili della relazione tra un uomo e una donna, un dato di fatto che vede i maschi e le femmine imprigionati in questi ruoli, legittimati da una società patriarcale” che fatica, secondo me, a liberarsi di consuetudini non più spendibili o giustificabili in una società come quella di oggi basata sulla “forza del diritto” e non sul “diritto della forza”.
Sempre più spesso i delitti e le violenze avvengono per la difficoltà di elaborare la frustrazione attraverso altre modalità di cui il nostro ”essere pensante – emozionale“ è capace di mettere in campo, come il dialogo che dia un senso razionale all‘esperienza emotiva – sentimentale frustrante; come la sostituzione dei nostri interessi con altri, quando quelli originari non sono perseguibili; come utilizzare le energie e le risorse che avremmo investito per soddisfare il bisogno frustrato  in attività socialmente valorizzate, anziché intensificare solo gli sforzi o gli strumenti a disposizione per  vincere le difficoltà , modalità che ci rende poco tolleranti alla frustrazione ed inclini a reazioni rigide, rabbiose , violente e perché no, anche disperate , non mediate dalla elaborazione del pensiero e del ragionamento. Le donne hanno imparato a lottare per la autonomia economica, cominciano a trovare il coraggio per riprendersi la vita e reinventarla a costo di stare da sole con i propri figli; gli uomini invece sono ancora prigionieri degli stereotipi atavici dell’affronto, dell’annientamento, dell’orgoglio e dell’amor proprio. Solo l’unione può vincere questa drammatica realtà che diventa sempre più allarmante. 

Ed ora immaginiamo: se le vittime potessero parlare …
Quarto Stato
 […] Insieme le abbiamo fatte tutte le battaglie io e il Mario, intendo il mio compagno, tutte le lotte, quelle giuste: i referendum, i picchetti contro la chiusura della fabbrica, anche sotto la neve, ma la passione politica, si sa, scalda il cuore.]
[…] Scendevamo in piazza convinti e contenti: “la violenza vera sono fame e guerra, portate dai potenti della terra…”
Ma poi a casa c’era sempre qualcosa che non andava […] Quella sera in cucina mi ha schiacciato contro il frigo aperto che sentivo i brividi di freddo e di paura, mi ero scordata le birre nel cassetto dei surgelati e sono scoppiate tutte.  Mi ci ha ficcato la testa per farmele vedere bene […] Avevo pure lasciato il lavoro per accontentarlo, ma non bastava mai, ero un’incapace, una pasticciona […]
Mi ha segato con cura a piccoli pezzi, precisi tutti uguali e mi ha nascosto nel congelatore.
Non ho più fatto in tempo a fare la rivoluzione.

L’uomo forte
[…] A me è sempre piaciuto l’uomo forte […], io ho bisogno di sicurezza, di sentirmi protetta […]
Ci godo a sentirmi un tantino vittima, l’ha   detto anche la psicologa che non c’è niente di male, sono proiezioni, sogni, desideri, ma lui ci ha preso la mano e non si è più fermato […] 
Come ho fatto a non capirlo? 
Avevo visto pure quella bella pubblicità per noi donne, quella che dice: “La violenza ha mille volti, impara a riconoscerli”. 
Ma come si fa se ha il volto di chi ti vuole bene?
Dice pure: “Gli schiaffi sono schiaffi, scambiarli per amore fa molto male “
Per me non è stato mai chiaro, ora si che sono morta. Dovrebbero farci dei corsi serali, delle ripetizioni per non cadere in trappola, è una vita che ci insegnano ad assecondare gli uomini, ora insegnateci a difenderci a fermarli.
“Un compagno violento non ti accompagna nella vita, al massimo all’ospedale”  
E’ vero mi ci ha accompagnato un paio di volte, gentile […] 
Dicono bene: “Un uomo violento non merita il tuo amore, merita una denuncia”
Lo so ci sono andata, ma il carabiniere di turno non c’era, dice che era stato arrestato per aver ammazzato la moglie con la pistola d’ordinanza. Dice: “Torni domani oggi c’è confusione, ma nella mia vita c’è sempre stata confusione a parte che sul lavoro. Non ho fatto in tempo a salvarmi, mi ha strozzato […] 

     Due testimonianze tratte da” Ferite a morte” di Serena Dandini.
                              
Non diamo alla violenza la parola definitiva!   
Prof. Agata Pinnelli.


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Prima guerra mondiale
Da in alto a sinistra in senso orario: insorti russi nelle strade di Pietrogrado; la nave da battaglia Szent István affonda; fanti britannici in trincea sulla Somme; mitraglieri austroungarici sulle montagne tirolesi; truppe statunitensi nelle Argonne su carri armati Renault FT-17; bombardiere tedesco Gotha G.IV diretto su Londra.
Da in alto a sinistra in senso orario: insorti russi nelle strade di Pietrogrado; la nave da battaglia Szent István affonda; fanti britannici in trincea sulla Somme; mitraglieri austroungarici sulle montagne tirolesi; truppe statunitensi nelle Argonne su carri armatiRenault FT-17; bombardiere tedesco Gotha G.IVdiretto su Londra.

Data28 luglio 1914 - 11 novembre 1918
LuogoEuropaAfricaMedio Orienteisole del Pacificooceano Atlantico eIndiano
Casus belliAttentato di Sarajevo
EsitoVittoria degli Alleati
Modifiche territoriali
  • Crollo degli imperi tedesco, austro-ungarico, ottomano e russo
  • Nascita di diversi stati in Europa in conseguenza dello smembramento dell'Austria-Ungheria
  • Spartizione dell'Impero ottomano e delle colonie tedesche tra le potenze vincitrici
  • Creazione della Società delle Nazioni
Schieramenti
Comandanti
Perdite
Militari morti
5.525.000
Militari feriti
12.990.000
Militari dispersi
4.121.000
Civili morti
3.155.000
Perdite effettive
12.801.000
Militari morti
4.387.000
Militari feriti
8.390.000
Militari dispersi
3.629.000
Civili morti
3.585.000
Perdite effettive
11.601.000
Per informazioni dettagliate sulle perdite vedi qui
Voci di guerre presenti su Wikipedia
La prima guerra mondiale fu il conflitto armato che coinvolse le principali potenze mondiali e molte di quelle minori tra l'estate del 1914 e la fine del 1918. Chiamata inizialmente dai contemporanei "guerra europea", con il coinvolgimento successivo delle colonie dell'Impero britannico e di altri paesi extraeuropei tra cui gli Stati Uniti d'America e l'Impero giapponese, prese il nome di "guerra mondiale" o anche "Grande Guerra"[1]: fu infatti il più grande conflitto armato mai combattuto fino alla seconda guerra mondiale[2].
Il conflitto ebbe inizio il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell'Impero austro-ungarico al Regno di Serbia in seguito all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este, avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo, e si concluse oltre quattro anni dopo, l'11 novembre 1918. A causa del gioco di alleanze formatesi negli ultimi decenni dell'Ottocento, la guerra vide schierarsi le maggiori potenze mondiali, e rispettive colonie, in due blocchi contrapposti: da una parte gli Imperi centrali(Germania, Austria-Ungheria, Impero ottomano) e (dal 1915) la Bulgaria e dall'altra le potenze Alleate rappresentate principalmente da FranciaRegno UnitoImpero russo e (dal 1915) Italia. Oltre 70 milioni di uomini furono mobilitati in tutto il mondo (60 milioni solo in Europa) di cui oltre 9 milioni caddero sui campi di battaglia; si dovettero registrare anche circa 7 milioni di vittime civili, non solo per i diretti effetti delle operazioni di guerra ma anche per le conseguenti carestie ed epidemie[3].
Le prime operazioni militari del conflitto videro la fulminea avanzata dell'esercito tedesco in BelgioLussemburgo e nel nord della Francia, azione fermata però dagli anglo-francesi nel corso della prima battaglia della Marna nel settembre 1914; il contemporaneo attacco dei russi da est infranse le speranze della Germania di una guerra breve e vittoriosa, e il conflitto degenerò in una logorante guerra di trincea che si replicò su tutti i fronti e perdurò fino al termine delle ostilità. Man mano che procedeva, la guerra raggiunse una scala mondiale con la partecipazione di molte altre nazioni, come il Regno di Romania e ilRegno di Grecia. Determinante per l'esito finale fu nel 1917 l'ingresso degli Stati Uniti d'America a fianco degli Alleati. Diverse altre nazioni si schierarono contro gli Imperi centrali, spesso non entrando nel conflitto armato, ma dispensando importanti aiuti economici.
La guerra si concluse definitivamente l'11 novembre 1918 quando la Germania, ultimo degli Imperi centrali a deporre le armi, firmò l'armistizio imposto dagli Alleati. I maggiori imperi esistenti al mondo - tedesco, austro-ungarico, ottomano e russo - si estinsero, generando diversi stati nazionali che ridisegnarono completamente la geografia politica dell'Europa.